Inizi a vedere la via di casa solo quando stai per lasciarla. Prendi lo stesso treno ogni mattina, per anni, sempre quello stesso treno e sempre quel paesaggio sullo sfondo. Per anni, non resta che uno sfondo, scenografia sfuocata del tuo palcoscenico quotidiano. Non provi nemmeno a metterlo a fuoco, tanto sai che sara` li` anche domani, ed anche il giorno dopo. Qualche volta persino lamenti quella abitudinarieta` che e` allo stesso tempo prigione e sicurezza.
Tra un mese partirai ed i colori della natura iniziano ad affiorare.
Tra due settimane partirai ed i contorni delle case disegnano una linea che demarca i confini del cielo.
Tra una settimana partirai ed intravedi le figure di mille vite che si agitano dietro altrettante finestre ritagliate in quelle case.
Tra tre giorni partirai e per la prima volta senti il rumore di quel treno. No, non e` lo stridio dei freni che ti ha sempre annoiato. Non e` neppure il buongiorno chiassoso dei pendolari, ne` la suoneria imbarazzante del tuo vicino. E` il suono della ruota che scivola sulla rotaia, macinando i kilometri. E` una musica di ferro ed elettricita` che canta la distanza scandita dalle stazioni.
Tra due giorni partirai e ti metti a contare i passi che separano la casa dalla stazione, la stazione dall’Universita`, ma anche la via del ritorno, che sia forse diversa? Poggi bene il piede a terra, misurando il marciapiede, la strada, l’attraversamento pedonale. Ti concentri sulla sensazione che la terra imprime sulla pianta del piede, perche` ti sostiene e perche` e` tua.
Domani parti e ti chiedi perche`, come al solito, hai aspettato che fosse tardi per dire “Ti amo”, fosse anche solo alla tua citta`.
La via di casa non si impara, ne` si trova. La strada di casa si riconosce, si sente vibrare in tutte le corde dell’organismo.
American Beauty, 1999