21.4.09

La storia di un gioco

In questi mesi canadesi il mio gioco preferito e` stato correre: una corsa che e` iniziata come una staffetta tra una miriade di impegni, che si e` trasformata a tratti in maratona quasi panoramica alla scoperta di questo paese glaciale e che ormai si e` assestata sul ritmo del salutare jogging quotidiano. Si potrebbe tracciare una linea molto lunga e contorta, che vada dalla spensieratezza del nascondino all'urgenza della fuga, e cercare di collocare la mia corsa ad una qualche altezza di quella stessa linea. La faccenda mi pare pero` ancora troppo complicata, e neppure troppo interessante, percio` per ora non lo faro`.

Nel piu` classico dei giochi, in quel giro dell'oca che tutti abbiamo fatto almeno una volta, io sono la pedina e procedo saltellando tra una casella e l'altra, guardando avanti, ma dovendo tornare indietro a volte, quando il lancio del dado non e` stato troppo fortunato. Non sono sola sulla scacchiera: qualche collega pedina e` rimasta indietro, altre mi attendono qualche casella piu` avanti, qualcuna mi ha incrociato piu` volte, nel mio salterellare irregolare tra una posizione e l'altra. Non sono sola, ma corro da sola, dato che posso tirare il dado solo per me.

Raccontato cosi`, pare un gioco meccanico e quasi scontato; in realta` non credo che lo sia. Mi sono scelta una pedina, ho preso la farfalla rossa perche` mi piace, e l'ho messa sulla scacchiera che mi sono scelta, o che forse mi sono andata a cercare. Sono io che tiro il dado e decido come muovermi. Qualche volta casco nel posto sbagliato e la scacchiera mi obbliga a cambiare di percorso, ma del resto ho deciso di raccontare di un gioco, ed ogni gioco che si rispetti ha le sue regole. Dopo cinque anni di scuola di ingegneria, peraltro, l'elenco delle regole e` una esigenza esistenziale.

Si potrebbe ancora argomentare che la pedina e` sola, dunque triste. In realta`, la solitudine della pedina non e` essere sola, quanto piuttosto muoversi da sola, e la differenza si spiega da se`. Se la pedina potesse mangiarsi quella di colore opposto, oppure allearsi con quella del suo stesso per formare una mega pedina piu` forte, allora sarebbe una dama e sarebbe il momento di cambiare: scacchiera, regole, giocatrice. Non penso che sia ancora arrivato quel momento, percio` mi tengo stretto il mio giro dell'oca. Circa il mio amore per l'oca, poi, la mia famiglia potrebbe testimoniare di una affinita` elettiva manifesta fin dai miei primi passi.

Questa sera ho tirato il dado e sono finita qui, nella casella in cui bisogna fermarsi e saltare il turno. Ne approfittero` per provare ad acchiappare qualcuno dei tanti avvenimenti che si sono susseguiti negli ultimi mesi, cerchero` di mettere un po' di ordine tra i ricordi e daro` a questo ordine la forma di un testo. Per raccontarla con le parole di quel giro dell'oca al quale ho deciso di giocare, la scacchiera si chiama Canada e per ora conosco solo qualche tassello, che provero` a disegnare in questa pagina virtuale ed ancora esteticamente discutibile.

Avevo detto che la pedina si muove da sola, ma se vorrete vi portero` con me nel giro. Del resto, sono io che faccio le regole, e quindi le eccezioni. E se siete finiti su questa pagina, significa che io vorrei portarvi con me.

Pronti? Via.

1 commento:

  1. Anonimo24.4.09

    Eh eh grandissima canadesina :D avevi proprio la vena poetica :D

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