C'e` una strada a London che divide la citta` in due fette: a sinistra, uno spicchio sottile di case che si chiama West London, a destra una sorta di bolla gigante che si potrebbe chiamare “tutto il resto di London”.
C'e` un autobus a London che percorre quella strada, e` il numero 10, destinazione Wonderland. Ed e` quello che passa vicino alla casetta fortificata nella neve dove mi hanno lasciato ieri.
Sabato 10 Gennaio 2009, London ON: una giacca enorme e super imbottita, stivali impermeabili in materiale ipertecnologico, cappello di lana con enorme pon-pon rosso, guanti, sciarpa, zaino, buona volonta` ed ingiustificato ottimismo salgono su un autobus a destinazione Wonderland.
Il Paese delle Meraviglie ha un indirizzo, un aeroporto, una stazione ferroviaria, un capolinea degli autobus ed una cintura di arterie autostradali. Per arrivarci, in fondo, occorre solo un biglietto. Per partire ci vuole coraggio. Per restare anche.
Il Paese delle Meraviglie in fondo e` un paese come tanti altri, un punto sulla carta del mondo. Roccia e terra lo collegano al centro del pianeta; asfalto e ferro lo collegano al resto del pianeta.
Il Paese delle Meraviglie ha un indirizzo e questo inganna un po'. Perche` se il Paese ha un indirizzo , una latitudine ed una longitudine che lo inchiodano in un punto fisso all'interno di un sistema di coordinate, allora la magia dov'e`?
La risposta non e` poi cosi` complessa, ma e` di quelle che ognuno si deve cercare. Inutile addurre ragionamenti e congetture a sostegno della propria tesi, perche` il dimostrabile e` anche universale, almeno in teoria. Qui si tratta piuttosto di procedere come si puo`, per il contagio di una emozione o per l'istinto di un presentimento. Soprattutto, si tratta di puntare ad una “verita` secondo me”.
La verita` secondo me e` che il Paese ha un indirizzo, ma la Meraviglia no. Che l'avventura non corre per le rapide del Rio delle Amazzoni, ma scala con perseveranza i sentieri della mente, si perde nelle complicazioni della personalita`, si punge con le asperita` del carattere, ma soprattutto non arriva mai da nessuna parte. Il successo non e` per forza un ideale. Soprattutto, non e` un ideale universale, ma e` piuttosto una di quelle “verita` secondo me”, sicche` almeno nella meraviglia io voglio essere inconcludente. Voglio inseguire il traguardo senza raggiungerlo, perche` in una corsa tutti guardano fissi la linea di arrivo, dimenticandosi che e` per prima cosa occorre trovare quella di partenza. E oltrepassarla.
Insomma, Paese delle Meraviglie, ti vengo incontro e per farlo prendo l'autobus. Provaci tu ad aspettarlo a -20C, quando il vento ti avvolge di fiocchi di neve ghiacciata, e poi mi dici se non e` un'avventura.
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