Venerdi` 09 Gennaio 2009, aeroporto di Francoforte: questo aereo proprio non si decide a decollare. Una condotta gelata per il freddo non consente il rifornimento d’acqua all’aeromobile, o almeno cosi` dicono (un presagio di cio` che mi avrebbe atteso, riconosciuto solo a posteriori). Nell’attesa, gli ultimi messaggi sul cellulare ed un po’ di musica per ingannare il tempo.
Forse l’attesa e` piu` esistenziale che contingente, forse questo momento arriva nella vita di tutti. Difficile descriverlo compiutamente, dato che l’istante, quasi per definizione, non si lascia acchiappare, sicche` risulta difficile farlo a pezzi, analizzarlo e poi rimettere insieme il tutto, una volta afferrato il funzionamento. Per deformazione professionale sarei tentata di stilare un elenco di cause e conseguenze e relazioni che le colleghino. Darei poi tutto in pasto ad un marchingegno diabolico che, processati gli ingredienti per un tempo spropositato, mi restituisca la ricetta esemplare, perfetta, coerente, fuori luogo e soprattutto fuori tempo massimo . L’iperrazionalita` e` una qualita` postuma.
Ad ogni modo, torniamo al sedile di un aereo di cui non ricordo il nome ed al famoso istante, quello in cui, subito prima di partire, ti chiedi: “Ma io che sto facendo?”. E poco importa se seguira` il decollo di un aereo, o il fischio di un treno, o l’accensione di un auto, perfino il primo passo di una corsa. Partenza e distanza sono forse sinonimi, ma non necessariamente in un libro di geografia. La pedina aspetta impaziente, nella speranza che il lancio del dado restituisca un bel sei, di quelli che schizzi subito davanti a tutti gli altri sulla scacchiera. Che sia davvero un sei, oppure no, ad ogni modo ti muoverai. Che sia un sei, oppure no, l’aereo ha acceso i motori.
Venerdi` 09 Gennaio 2009, aeroporto di Toronto: anche questo aereo proprio non si decide a decollare. Questa volta aspettiamo il pilota, che deve ancora arrivare da chissa` quale altra rotta. L’attesa, nel frattempo, si e` fatta aspettativa e lo sguardo vaga curioso alla ricerca di qualche scorcio di nuovo. Anche le monete con cui ho acquistato un succo di frutta sono interessanti, perche` la fortuna del principiante e` piu` che altro sconsiderato ottimismo.
Certo che fa freddino in questa sala d’attesa. In ogni caso, il pilota arriva tra poco. Forse fa quasi freddo, pero` hanno appena ripetuto che il pilota arriva tra poco. Forse fa freddo, il pilota potrebbe anche accelerare il passo. Eccolo che arriva, iniziavo ad avere freddo.
Cinture di sicurezza allacciate ed eliche accese. Ebbene si`, eliche, perche` il bolide che porta da Toronto a London ha forse dieci sedili. Il viaggio dura solo una mezz’ora, percio` non prendiamo neppure troppa quota e posso godermi il paesaggio: una distesa di azzurro che dovrebbe essere il lago Ontario, poi una distesa di bianco che potrebbe essere qualunque cosa. Da quassu` pare una enorme pagina immacolata, che attende solo di essere scritta nei caratteri fitti e indaffarati dei miei passi. Mi sento come l’amichetta di Peter Pan, quella che traccia la strada verso le case dei bimbi sperduti sulla mappa di capitan Uncino. Mi sento anche abbastanza stupida per averlo pensato sul serio. In ogni caso, e` un pensiero che dura il tempo di un istante, perche` stiamo gia` atterrando.
Attraverso i controlli doganali, attraverso la porta scorrevole all’ingresso dell’aeroporto, attraverso l’aria gelida fino alla macchina, attraverso la citta` da est verso ovest, attraverso un muro di neve alto quasi un metro, fortificazione del vialetto di casa...finalmente ci siamo.
Venerdi` 09 Gennaio 2009, London ON: ho scritto la mia prima parola nella neve canadese. Le mie impronte, con l’aiuto delle rotelle delle valigie, hanno tracciato un bizzarro ideogramma di terra bagnata e sale antigelo in quel bianco che guardavo dall’alto. Nella lingua dei passi di Emma questo significa “inizio”.
Ogni tanto torno a riguardarlo: ora e` un disegno di fili d’erba non ancora del tutto scongelati. Nella lingua dei passi di Emma significa sempre “inizio”. Finche` sapro` leggerlo, non avro` perso me stessa. Quando saprai leggerlo, mi avrai trovato. Probabilmente ne sei gia` capace, ma ancora non ne sei consapevole.
sempre splendida
RispondiEliminavivi
Grazie cara :) . Che te ne pare dell'aereo a doppia elica?!
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